Georg Simmel e Dante
Per le cure di Francesco Valagussa, la casa editrice Inschibbolleth di Roma pubblica in occasione del centenario del 2021 la prima traduzione del saggio La psicologia di Dante di Georg Simmel. Un’ottima scelta, che permette al lettore italiano di scoprire un lavoro di Simmel giovanile (1884) sì, ma già ricco di affondi che anticipano il suo futuro metodo integrato di analisi socio-culturale. L’ambizione dichiarata è quella di procedere dall’accertamento della possibile psicologia del grande poeta, ricavata da un’attenta lettura di tutte le sue opere, all’intera ricognizione delle “forme” fondamentali della sua epoca. Se di Dante viene ricostruito, non sorprendentemente, un percorso dualistico, spesso caratterizzato da forti conflitti interiori, l’aspetto senz’altro ancora interessante è quello della ricerca di una cifra unitaria o meno del suo capolavoro. Contro quanto viene affermato dall’Epistola a Cangrande, peraltro considerata autentica, Simmel nota per esempio che non è in alcun modo riconoscibile un principio allegorico unico nella Divina commedia (cfr. pp. 108-112). Come ben commenta Valagussa, “non vi sono degli apriori categoriali grazie a cui incasellare la straordinaria varietà di peccatori e di santi che Dante incontra lungo il proprio cammino, esattamente come la vita non rientra mai perfettamente nelle forme che pure essa stessa ha elaborato” (p. 159). Il che vuol dire che l’allegoria unica e mortificante, ipotizzata da chi ha scritto l’epistola, non si dà nemmeno a una lettura teorica come quella di Simmel, mentre è confermata la grande varietà narrativa dell’intero poema.