Su alcuni documenti danteschi
Il tomo II del volume VII (Opere di dubbia attribuzione e altri documenti danteschi) della Necod edita dall’editore Salerno (Roma 2020) presenta l’edizione e il commento di numerosi testi già attribuiti a Dante ma sicuramente spuri (rime sacre e rime profane), nonché i principali componimenti in morte di Dante e in suo onore (sino a tutto il XIV secolo), gli epitaffi latini, l’Epistola di Ilaro. Il tomo risulta senz’altro molto utile agli specialisti, in primo luogo per l’acuta introduzione del curatore generale, Paolo Mastandrea, poi per la revisione testuale di molte testimonianze edite con scarsa attenzione. Non sempre i commenti riportano le ultime acquisizioni critiche: per esempio, quello della lettera ilariana, a cura di Michele Rinaldi, risulta carente in più punti, specie là dove, come nel caso della semantica di “ad partes ultramontanas”, non sussistono più dubbi dopo gli ultimi accertamenti sul fatto che il testo si possa riferire soltanto a un attraversamento delle Alpi in direzione della Francia. In altri casi, come in quelli del commento dei componimenti in volgare di poco successivi alla morte di Dante, curati da Federico Ruggiero, si sono segnalate ma non valutate sino in fondo le implicazioni intertestuali con opere autentiche: sono fortissime quelle con la fase vitanovesca e con quella delle prime due cantiche, mentre sono deboli (perché riferite a sintagmi attestati anche in altri autori) e quasi sempre poco sovrapponibili sul piano semantico quelle riguardanti il Paradiso.
Sul versante della documentazione dantesca va segnalato intanto (in attesa di una specifica recensione) il volume Dante e la Toscana Occidentale: tra Lucca e Sarzana (1306-1308), edito da Pisa University Press (2021) e disponibile anche in open access (https://www.pisauniversitypress.it/scheda-libro/autori-vari/dante-e-la-toscana-occidentale-978-883339-4992-575876.html).