Materiali danteschi
Alcune segnalazioni di nuovi volumi dedicati a Dante
A cura di Marco Grimaldi e Milena Russo è uscito il volume: Antonio Gramsci, Il canto decimo dell’“Inferno” e altri scritti su Dante (Roma, Castelvecchi, 2021). Numerosi sono i passi in cui l’intellettuale ha proposto sue osservazioni sul grande poeta, spesso all’interno di brevi articoli o di lettere, a volte negli appunti dei Quaderni, come nel caso del canto di Farinata, cui sono riservate varie pagine fra il 1930 e il ’32. Uno dei punti essenziale delle sue osservazioni riguarda la condizione ‘popolare’ della Divina commedia: su questo riflette bene Grimaldi nella sua Introduzione, nella quale fra l’altro si fa notare che l’opera dantesca “dal punto di vista di Gramsci può essere ritenuta popolare nella misura in cui reimpiega, in una poesia artisticamente complessa, dei motivi tradizionali. Dante è popolare anche perché è in grado di assorbire, elevare e accogliere in poesia elementi e saperi di un mondo subalterno” (p. 20).
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Fra i risultati più importanti delle celebrazioni dantesche del 2021 si conteranno senz’altro le mostre scientifiche e i volumi che ripercorrono i rapporti certi o presunti del poeta con una o più città italiane. Tra i cataloghi delle mostre che, nonostante la pandemia, si sono potute aprire, segnaliamo qui Dante e la cultura del Trecento a Mantova (Museo di Palazzo Ducale, 15 ottobre 2021-9 gennaio 2022), a cura di Stefano L’Occaso (Mantova, Editoriale Sometti, 2021). Oltre a una Presentazione di Maria Ida Gaeta e a un’Introduzione del curatore, il volume contiene interventi di specialisti quali Giuseppe Gardoni, Andrea Canova, Roberta Benedusi e lo stesso L’Occaso, nonché un apparato di riproduzioni di manoscritti, stampe, miniature e opere pittoriche (pp. 187-220) con la relativa Bibliografia. L’insieme si presenta di alta qualità.
Quanto ai materiali utili alla critica dantesca, non emergono peraltro specifiche acquisizioni, benché si faccia chiarezza soprattutto su vari aspetti della fortuna del poeta nella città lombarda, per esempio riguardo alla presenza di suoi discendenti come Dante III (cfr. p. 180). Forse sarebbe stato utile, da questa angolatura, ricordare che proprio transitando da Mantova Francesco da Barberino ha modo di menzionare nei suoi Documenti d’amore il poema di Dante in fieri, in un periodo compreso tra il 1313 e il 1314: precisazioni su questo importantissimo dato sarebbero davvero decisive per capire meglio i tempi della diffusione almeno dell’Inferno.