Da “I flussi vitali”
Alcuni testi pubblicati nella raccolta “I flussi vitali” (Editing 2005)
Sezione: Nel mentre
I movimento
Condizioni di partenza
1.
tracce di pneumatici che segnano
l’asfalto, nere tratteggiate
spezzate sul grigio e
l’indicazione di una morte
perennemente
stabilita
2.
ascoltano le nuvole candide
dal cielo l’enormità
del vivere aspramente. Una
rete di simboli e
foreste di email
quando si passa dallo
stare per
all’azzurro, quasi
eterno
3.
e l’amore che altri definiscono
incontrandosi e svanendo
portato al limite
al vacuo
al credere e infine
penetrato nel corpo stesso
pronto al suo finire
4.
come se resistesse a lungo il trasferirsi
di energie, che sono tue
mie, facili a suggerire
le debolezze della carne, la singola
mancanza – cibo fatto
omogeneizzato, precotto, scatoletta –
o il desiderio d’altro
imperioso o
lo specchiarsi
nelle immagini radio
televisive
5.
perché il ricordo del volto
che ti ha generato appaia
duraturo, oltre il clac –
scricchio ominoso,
“questa è la tua
conclusione” –
e insomma perché quel
ricordo quel
viso ti risulti
affine
6.
ovvero l’individuazione
millimetrica della tua traiettoria
vitale, delle chilocalorie
del fattore di crescita
e dell’antispastico più
efficiente quando
lo stomaco rifiuta
e la sostanza potrebbe
dileguarsi
7.
comunque andando, procedendo
oltre le linee zebrate,
su un asfalto molle
per il calore derivato
dal “buco – quanto grande! –
dell’ozono” o dalle
manie umane, e incom-
patibile perciò con
il vivere consueto,
come le parole
con l’ente
8.
e ancora infinitamente
scendere scale mobili,
collegarsi ai siti, dal
mouse al browser e sì
dal browser al perplesso
tuo attendere, fermata dentro
la sola perfezione che
ti rimane, in-
immaginabile.
II movimento
Per un figlio scomparso
9.
E dunque sperare soprattutto
nella prosecuzione dei geni
che diventa la certezza di
un altro sembiante,
e un grumo di cellule
e fuoriesce alla luce
guardando estranea-
mente, intensa
ma estrane-
a
10.
dal momento che solo in
altro modo si può accordare
un senso al correggere o
al distruggere, alla corporeità
che cresce, e tocca altri
corpi e di ciò
si esalta perché
sarebbe gloriosa la vita
11.
ma impedisce che l’uno
possa consistere col due e
che il padre sia identico al figlio,
pur avendo bisogno di crederlo,
quando gli occhi si guardano,
e le dita si toccano
appena, corrispondenti,
diverse
12.
il gioco di usare tutti gli strumenti
come se fungessero ad altro
da quello che si è deciso,
piatti come laghi,
aghi come simboli,
essendo possibile
unirsi soltanto
nel ferirsi
13.
perché poi l’unirsi?
La necessità consiste ancora
nel creare pro altro cedere
o invece soltanto al singolo è
necessario, e lo svilupparsi si dimostra
irrelato, e il guard-
infante è uno spiacevole
vezzo linguistico,
puerile
14.
di cosa dovremmo fidarci
se l’avvertimento
della contrarietà dell’esistenza
è più forte
di qualsiasi contatto –
cellulare o internet o saluto
o fumo – un messaggio
che distingue
l’esigenza del più vecchio
e del suo
figlio
15.
ho teso però la mano,
sfiorando i suoi teneri
capelli, il suo fenotipo,
il mischiarsi di respiro
particelle spore del
possibile canto,
di quel sorgere
che adesso, intimamente,
è il suo destino
16.
potendo almeno dirti
“figlio mio, carne della
mia carne, sangue
che scorre, gene che
incide”, e invece
non così,
non rimane che il cristallo
dell’attimo in cui –
scomparso.
III movimento
Statu quo
17.
La storia inoltre
visibile nel partire
e atterrare degli aerei
da e per, CD MD 747 sino
alla perfezione del
settanta volte sette,
insomma nel sovrastare
la terra e quanto
in essa è contenuto
come me
18.
procede ancora, naturalmente
senza bisogno di ancoraggi,
lasciando libertà d’azione
al finanziere politico
come al presidente poeta,
inventiva senza fantasia,
assente all’appello
di fine corso,
mentre la satira diventa
una necessità
biologica
19.
ed è inutile cercare con
alambicchi e provette
di depurare la quota,
diventandola quintessenza,
o abbandonandola.
Il contrasto di Materia
e pelle-pigmenti-impronte
fa parte dei corsi
e ricorsi
inavvertiti
20.
nella condizione in cui è
dato al noumeno di
manifestarsi, nella new
economy, nella favela e
nello spirito del mondo
- the day after, Sept. 12th –
e persino nel suo
buco del mondo,
da cui uscimmo qui,
a sederci
21.
probabilmente non avremmo
niente da aggiungere,
e tuttavia l’espediente semplice
è di crederci superiori,
alla politica, all’economia, al
terrorismo, partecipi
soltanto dell’angelica farfalla,
anzi sue larve
22.
il duro scrutare è quindi
la conseguenza ovvia, a destra
e a sinistra, pericoli emersi
o in via di smaltimento,
rifiuti tossici, incidenti
agli incroci, e il semaforo
che segna il verde l’arancio
il rosso in
contemporanea
23.
ma in che modo sarà lecito
sopravanzare gli errori e
le eresie, con la corporeità
assoluta o relativa
assegnataci, il body
building della scoscesa
discesa, della maestranza
storica?
24.
I titoli del giornale di
ogni giorno e di
oggi, dall’Iraq all’Afghanistan
da Bush a dopo
dal sempre a questo
adesso, che ci è imposto
e contro cui
viviamo.
IV movimento
Come dispiegarsi nel mondo
25.
Processo tranquillo, mangiare,
dormire, vestire abiti
adeguatamente alla moda,
e poi collocarsi in una
strada, come un materiale
di prova su un piano
liscio e in potenza
infinito
26.
senza che si debbano considerare
i residui e gli scarti,
le peculiarità degli esseri
viventi che
cagano, producono
inutilizzabilità,
e sono considerati
fortunati se hanno
di che tirare avanti
27.
salutare, mostrando confidenza,
lavorare con impegno,
laddove il subentro,
il fuori-ruolo, il
pensionamento anticipato
per esubero
sono destini segnati,
da contratto
28.
fino all’identificazione,
al dimostrare che quanto
volevi vivere coincide
con i gesti ripetibili ogni
giorno, con la norma-
lità, elaborata sta-
tisticamente, via
computer, e
assegnata a chiunque
29.
invece elaborando sogni
di allontanamento, luoghi
metafore di paradiso –
la vita solitaria, la vacanza
esotica, l’acquisto
all’ipermercato – e poi
per un attimo guardare
il display dell’oro-
logio
30.
la pausa del caffè, che
rivela nel poco
l’essenziale dell’esistere
di ciascuno,
collega, amico, odiato
rivale, eppure ignoti
al fondo privi
di risonanze
31.
quando ritorni e sai che ti aspetta
una configurazione precisa,
inciampi volutamente,
ti ritrai, accogli in
te la forza di sentire
i sintomi interni,
il bisogno di continuare
più stabile
dei desideri
32.
guardi il soffitto supino
allunghi un braccio vicino,
aspetti un momento, folle,
accettando quel suo molle
animarsi;
poi, ricordi soltanto che domani
dovrai comprare un nuovo per i denti
spazzolino, senz’altro utile, colle
setole – autopulenti.
V movimento
Nel mentre
33.
La commerciabilità è l’essenza del
reale. Non occorrono
dimostrazioni, potendosi
inferire l’assunto da
ogni mutuo o muto
scambio, dal feto
alla madre, dal maschio
alla femmina,
dal tempo-respiro
alla polvere
cosmica
34.
a cosa serviranno quindi
gli esercizi ad maiorem
rei gloriam, la costituzione
di mondi immaginifici
che imitano il mondo com’è,
lo immillano, lo
specchiano e ne fanno
un disperato ornamento?
35.
forse per attendersi epifanie,
come doveva accadere a Dresda
o a Hiroshima nel Quarantacinque,
per curare una piccola pianta,
che crescerà generosa
e donerà i suoi fiori
alle mani di chi
vorrebbe ringraziare
36.
più che altro l’assoluto
riguarda i finali, ma
non è concesso al
singolo di interpretare
il suo, quasi che la compiutezza
fosse odiata,
la perfezione
disumana
37.
ma lo splendore della luce,
l’esserci piuttosto che il non,
la ripetizione della nascita
e del morire, perché
non dovrebbe essere
bello,
secondo la percezione
primigenia?
38.
non è anànke, non è
credibile che l’evento
sia per noi unicamente,
quasi che si potessero giusti-
ficare miriadi di errori,
apocalissi parziali,
formule misteriche,
lettere lotte
osmosi
interrotte
39.
se è vero che qualsiasi
istante è revisionabile
al suo estinguersi,
che esiste una memoria
sottintesa, anche il minimo
variare parrebbe
acquisire una temperanza,
un’oltranza, una
datità sensata
40.
purtroppo informe al contrario
è il conteggio delle azioni,
innumerevoli trapassano,
come pulviscolo sugli occhi,
e troppo grande è lo sbilancio,
per aspettarsi pienezza:
perché non servirebbe
dove l’universo si squaderna,
perché non resterebbe
dove la vita s’inferna,
perché ancora…
infine perché sei
nel mentre.