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1 gennaio 2015

Di Alberto in: Proposte

Da “I flussi vitali”


Alcuni testi pubblicati nella raccolta “I flussi vitali” (Editing 2005)

 

 

Sezione: Nel mentre

I movimento

Condizioni di partenza

 

 

 

 

1.

tracce di pneumatici che segnano

l’asfalto, nere tratteggiate

spezzate sul grigio e

l’indicazione di una morte

perennemente

stabilita

 

2.

ascoltano le nuvole candide

dal cielo l’enormità

del vivere aspramente. Una

rete di simboli e

foreste di email

quando si passa dallo

stare per

all’azzurro, quasi

eterno

 

3.

e l’amore che altri definiscono

incontrandosi e svanendo

portato al limite

al vacuo

al credere e infine

penetrato nel corpo stesso

pronto al suo finire

 

4.

come se resistesse a lungo il trasferirsi

di energie, che sono tue

mie, facili a suggerire

le debolezze della carne, la singola

mancanza – cibo fatto

omogeneizzato, precotto, scatoletta –

o il desiderio d’altro

imperioso o

lo specchiarsi

nelle immagini radio

televisive

 

 

 

 

5.

perché il ricordo del volto

che ti ha generato appaia

duraturo, oltre il clac –

scricchio ominoso,

“questa è la tua

conclusione” –

e insomma perché quel

ricordo quel

viso ti risulti

affine

 

6.

ovvero l’individuazione

millimetrica della tua traiettoria

vitale, delle chilocalorie

del fattore di crescita

e dell’antispastico più

efficiente quando

lo stomaco rifiuta

e la sostanza potrebbe

dileguarsi

 

7.

comunque andando, procedendo

oltre le linee zebrate,

su un asfalto molle

per il calore derivato

dal “buco – quanto grande! –

dell’ozono” o dalle

manie umane, e incom-

patibile perciò con

il vivere consueto,

come le parole

con l’ente

 

8.

e ancora infinitamente

scendere scale mobili,

collegarsi ai siti, dal

mouse al browser e sì

dal browser al perplesso

tuo attendere, fermata dentro

la sola perfezione che

ti rimane, in-

immaginabile.

 

II movimento

Per un figlio scomparso

 

 

9.

E dunque sperare soprattutto

nella prosecuzione dei geni

che diventa la certezza di

un altro sembiante,

e un grumo di cellule

e fuoriesce alla luce

guardando estranea-

mente, intensa

ma estrane-

a

 

10.

dal momento che solo in

altro modo si può accordare

un senso al correggere o

al distruggere, alla corporeità

che cresce, e tocca altri

corpi e di ciò

si esalta perché

sarebbe gloriosa la vita

 

11.

ma impedisce che l’uno

possa consistere col due e

che il padre sia identico al figlio,

pur avendo bisogno di crederlo,

quando gli occhi si guardano,

e le dita si toccano

appena, corrispondenti,

diverse

 

12.

il gioco di usare tutti gli strumenti

come se fungessero ad altro

da quello che si è deciso,

piatti come laghi,

aghi come simboli,

essendo possibile

unirsi soltanto

nel ferirsi

 

 

 

 

 

 

 

13.

perché poi l’unirsi?

La necessità consiste ancora

nel creare pro altro cedere

o invece soltanto al singolo è

necessario, e lo svilupparsi si dimostra

irrelato, e il guard-

infante è uno spiacevole

vezzo linguistico,

puerile

 

14.

di cosa dovremmo fidarci

se l’avvertimento

della contrarietà dell’esistenza

è più forte

di qualsiasi contatto –

cellulare o internet o saluto

o fumo – un messaggio

che distingue

l’esigenza del più vecchio

e del suo

figlio

 

15.

ho teso però la mano,

sfiorando i suoi teneri

capelli, il suo fenotipo,

il mischiarsi di respiro

particelle spore del

possibile canto,

di quel sorgere

che adesso, intimamente,

è il suo destino

 

16.

potendo almeno dirti

“figlio mio, carne della

mia carne, sangue

che scorre, gene che

incide”, e invece

non così,

non rimane che il cristallo

dell’attimo in cui –

scomparso.

 

III movimento

Statu quo

 

 

17.

La storia inoltre

visibile nel partire

e atterrare degli aerei

da e per, CD MD 747 sino

alla perfezione del

settanta volte sette,

insomma nel sovrastare

la terra e quanto

in essa è contenuto

come me

 

18.

procede ancora, naturalmente

senza bisogno di ancoraggi,

lasciando libertà d’azione

al finanziere politico

come al presidente poeta,

inventiva senza fantasia,

assente all’appello

di fine corso,

mentre la satira diventa

una necessità

biologica

 

19.

ed è inutile cercare con

alambicchi e provette

di depurare la quota,

diventandola quintessenza,

o abbandonandola.

Il contrasto di Materia

e pelle-pigmenti-impronte

fa parte dei corsi

e ricorsi

inavvertiti

 

20.

nella condizione in cui è

dato al noumeno di

manifestarsi, nella new

economy, nella favela e

nello spirito del mondo

- the day after, Sept. 12th

e persino nel suo

buco del mondo,

da cui uscimmo qui,

a sederci

 

21.

probabilmente non avremmo

niente da aggiungere,

e tuttavia l’espediente semplice

è di crederci superiori,

alla politica, all’economia, al

terrorismo, partecipi

soltanto dell’angelica farfalla,

anzi sue larve

 

22.

il duro scrutare è quindi

la conseguenza ovvia, a destra

e a sinistra, pericoli emersi

o in via di smaltimento,

rifiuti tossici, incidenti

agli incroci, e il semaforo

che segna il verde l’arancio

il rosso in

contemporanea

 

23.

ma in che modo sarà lecito

sopravanzare gli errori e

le eresie, con la corporeità

assoluta o relativa

assegnataci, il body

building della scoscesa

discesa, della maestranza

storica?

 

24.

I titoli del giornale di

ogni giorno e di

oggi, dall’Iraq all’Afghanistan

da Bush a dopo

dal sempre a questo

adesso, che ci è imposto

e contro cui

viviamo.

 

IV movimento

Come dispiegarsi nel mondo

 

 

25.

Processo tranquillo, mangiare,

dormire, vestire abiti

adeguatamente alla moda,

e poi collocarsi in una

strada, come un materiale

di prova su un piano

liscio e in potenza

infinito

 

26.

senza che si debbano considerare

i residui e gli scarti,

le peculiarità degli esseri

viventi che

cagano, producono

inutilizzabilità,

e sono considerati

fortunati se hanno

di che tirare avanti

 

27.

salutare, mostrando confidenza,

lavorare con impegno,

laddove il subentro,

il fuori-ruolo, il

pensionamento anticipato

per esubero

sono destini segnati,

da contratto

 

28.

fino all’identificazione,

al dimostrare che quanto

volevi vivere coincide

con i gesti ripetibili ogni

giorno, con la norma-

lità, elaborata sta-

tisticamente, via

computer, e

assegnata a chiunque

 

 

 

 

 

 

29.

invece elaborando sogni

di allontanamento, luoghi

metafore di paradiso –

la vita solitaria, la vacanza

esotica, l’acquisto

all’ipermercato – e poi

per un attimo guardare

il display dell’oro-

logio

 

30.

la pausa del caffè, che

rivela nel poco

l’essenziale dell’esistere

di ciascuno,

collega, amico, odiato

rivale, eppure ignoti

al fondo privi

di risonanze

 

31.

quando ritorni e sai che ti aspetta

una configurazione precisa,

inciampi volutamente,

ti ritrai, accogli in

te la forza di sentire

i sintomi interni,

il bisogno di continuare

più stabile

dei desideri

 

32.

guardi il soffitto supino

allunghi un braccio vicino,

aspetti un momento, folle,

accettando quel suo molle

animarsi;

poi, ricordi soltanto che domani

dovrai comprare un nuovo per i denti

spazzolino, senz’altro utile, colle

setole – autopulenti.

 

V movimento

Nel mentre

 

 

33.

La commerciabilità è l’essenza del

reale. Non occorrono

dimostrazioni, potendosi

inferire l’assunto da

ogni mutuo o muto

scambio, dal feto

alla madre, dal maschio

alla femmina,

dal tempo-respiro

alla polvere

cosmica

 

34.

a cosa serviranno quindi

gli esercizi ad maiorem

rei gloriam, la costituzione

di mondi immaginifici

che imitano il mondo com’è,

lo immillano, lo

specchiano e ne fanno

un disperato ornamento?

 

35.

forse per attendersi epifanie,

come doveva accadere a Dresda

o a Hiroshima nel Quarantacinque,

per curare una piccola pianta,

che crescerà generosa

e donerà i suoi fiori

alle mani di chi

vorrebbe ringraziare

 

36.

più che altro l’assoluto

riguarda i finali, ma

non è concesso al

singolo di interpretare

il suo, quasi che la compiutezza

fosse odiata,

la perfezione

disumana

 

 

37.

ma lo splendore della luce,

l’esserci piuttosto che il non,

la ripetizione della nascita

e del morire, perché

non dovrebbe essere

bello,

secondo la percezione

primigenia?

 

38.

non è anànke, non è

credibile che l’evento

sia per noi unicamente,

quasi che si potessero giusti-

ficare miriadi di errori,

apocalissi parziali,

formule misteriche,

lettere lotte

osmosi

interrotte

 

39.

se è vero che qualsiasi

istante è revisionabile

al suo estinguersi,

che esiste una memoria

sottintesa, anche il minimo

variare parrebbe

acquisire una temperanza,

un’oltranza, una

datità sensata

 

40.

purtroppo informe al contrario

è il conteggio delle azioni,

innumerevoli trapassano,

come pulviscolo sugli occhi,

e troppo grande è lo sbilancio,

per aspettarsi pienezza:

perché non servirebbe

dove l’universo si squaderna,

perché non resterebbe

dove la vita s’inferna,

perché ancora…

 

 

 

infine perché sei

nel mentre.

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