Schede su Dante – II parte
Queste schede, disponibili anche in Facebook alla pagina Vita di Dante, costituiscono brevi sintesi di analisi e ricerche contenute nel volume “Dante oltre la Commedia” di Alberto Casadei (il Mulino, 2013).
Scheda 5 – Un altro titolo discusso: “Vita nova”
Oltre a quello del poema, anche il titolo del libello giovanile è molto discusso: si è pensato a lungo che Vita nova (o nuova) dovesse essere interpretato come ‘vita giovanile’ oppure ‘vita rinnovata dall’amore’, ma entrambi questi valori non risultano adeguati. Invece, bisogna tener conto del fatto che in molti Padri della Chiesa, e in particolare in S. Agostino, questa espressione indica la vita cristiana che prende origine dal battesimo: e questo sacramento non è solo quello consueto ‘per acqua’, ma può avvenire anche per l’infusione dello Spirito santo, ovvero ‘per fuoco’. L’incontro con Beatrice, alla fine del percorso narrativo contenuto nel libello, risulterà quasi un battesimo spirituale, che ha dato il via alla vera vita cristiana di Dante, anche se per molto tempo lui stesso non se ne è accorto.
Scheda 6 – I tempi del poema
Molto incerta, come si sa, è la cronologia di scrittura del poema. Non è però necessario pensare a continue riscritture, e anzi queste vanno ipotizzate solo quando è impossibile trovare spiegazioni più semplici. Di sicuro, il finale del canto XVIII del Paradiso è rivolto a un papa che usa le scomuniche contro i suoi avversari e a scopo di lucro: Dante apostrofa direttamente Giovanni XXII, che nell’aprile del 1318 scomunicò Cangrande della Scala, e perciò la scrittura del canto non può essere di molto successiva a quel periodo. Partendo da questo dato, è possibile interpretare linearmente molti altri riferimenti storici del poema: il risultato è una scrittura che si estende almeno dal 1307 al 1321, probabilmente sino a pochi mesi prima della morte dell’autore. Ma alcuni riferimenti contenuti in una canzone del poeta fiorentino Dino Frescobaldi farebbero pensare che una versione dei canti iniziali dell’Inferno circolasse anche prima del 1307, come poi ha tramandato Giovanni Boccaccio. Misterioso sembra poi il finale del Purgatorio: ma le allusioni alla situazione politica nella fase finale dell’impresa di Arrigo VII sono molto forti, e quindi la scrittura in questo caso sarebbe da collocare intorno al 1313.
Scheda 7 – Francesco da Barberino lettore di Dante
Al periodo tra il 1313 e il ’14 ci riporta anche un riferimento che si trova nell’opera Documenti d’amore del poeta e giurisperito Francesco da Barberino, contemporaneo di Dante. Rientrato da Avignone nel maggio del 1313, questo scrittore viaggia tra Venezia, Padova, Bologna e Firenze, anche per poter ottenere il riconoscimento di una lettera papale che lo favoriva nella carriera giuridica. Si trova a passare da Mantova, e allora scrive nel suo testo che ha appena visto un’opera che, seguendo il modello di Virgilio, parla “de infernalibus inter cetera multa [di argomenti infernali, tra molti altri]”: si tratta ovviamente della prima cantica, ma qualcuno ipotizza che il riferimento riguardi anche il Purgatorio. È interessante notare che questa menzione risale al massimo al 1314, ma più probabilmente ancora all’estate del 1313. Quindi, tenendo conto dei tempi di diffusione di un manoscritto a quell’epoca, si deve ipotizzare che almeno l’Inferno circolava già un po’ prima di quel periodo, e che l’opera di Dante era diventata abbastanza famosa in Italia: forse Barberino ne è venuto a conoscenza proprio dopo il suo rientro dalla Francia.
Scheda 8 – Ilaro e Dante
Sull’epistola inviata da un certo frate Ilaro del Monastero del Corvo (vicino ad Ameglia) a Uguccione della Faggiola, potente condottiero e uomo politico ghibellino, per accompagnare il dono di una delle prime copie dell’Inferno, si sono espressi molti fra i più agguerriti studiosi di Dante. Di recente, è stata formulata una nuova ipotesi, e cioè che esistesse in effetti una lettera inviata a quel destinatario, forse intorno al 1314, ma che essa sia stata poi fortemente manipolata, un po’ come è avvenuto per l’Epistola a Cangrande. Nel caso di quest’ultima, probabilmente intorno alla metà degli anni Trenta del XIV secolo qualcuno volle attestare l’interpretazione ‘d’autore’ del poema, anche per dirimere molti dubbi sulla sua ortodossia che stavano emergendo. Nel caso di quella di Ilaro, forse qualche anno dopo i sostenitori di Dante vollero rispondere alle accuse di coloro che non lo ritenevano in grado di scrivere un poema in latino. Nacque così la notizia di un inizio appunto di un’opera in latino, lingua poi volutamente abbandonata dal poeta a favore della scrittura in volgare.
Scheda 9 – Dante nel XX secolo (e oggi)
Dopo molti secoli di ‘sfortuna’, Dante ebbe di nuovo un enorme successo a partire dalla svolta romantica tra Sette e Ottocento. Ma anche nel corso del XX secolo le riletture del poema da parte di scrittori e artisti in genere sono state numerosissime. A parte nomi celebri, come quelli di Pound, Eliot, Joyce, Mandel’stam ecc., se ne potrebbero fare tanti altri, a cominciare da quelli di coloro che hanno impiegato l’Inferno per spiegare le storture dei Lager (Primo Levi o Peter Weiss), ma anche della società statunitense degli anni Cinquanta (Amiri Baraka ossia LeRoi Jones). Più di recente, oltre che essere citato nelle opere di premi Nobel di tutto il mondo, come Kenzaburo Oe, Derek Walcott o Seamus Heaney, Dante è impiegato largamente come fonte di suggestioni e personaggi per film, video, games virtuali ecc. Molto prima della ‘riscoperta’ annunciata da Dan Brown, quindi, Dante è stato una continua fonte di ispirazione, sia per la cultura alta che per quella popolare: i motivi sono tanti, e si possono comprendere attraverso una lettura comparativa di questi nuovi testi, spesso di notevole qualità.
Scheda 10 – Dante oltre la “Commedia”
Nel corso del XX secolo la critica aveva sottolineato alcuni aspetti molto importanti della poesia di Dante: il comico era stato inteso come una forma di sermo humilis, di discorso stilisticamente non elevato, che però, come avviene nei Vangeli, poteva arrivare a trattare le questioni più importanti, persino l’essenza della fede cristiana. Inoltre, il continuo mescolarsi di toni alti e bassi era stato paragonato alle scritture espressioniste del primo Novecento, e in particolare a quella di Carlo Emilio Gadda. Oggi queste posizioni, pur mantenendo molti elementi di notevole validità, possono essere rimesse in discussione. Se il comico non è l’unico stile cui Dante fa riferimento, e il poema mostra un continuo superamento dei livelli stilistici più bassi, per giungere sino alla ‘teodìa’, cioè al canto divino del Paradiso, allora i motivi della grandezza del suo testo si possono trovare non solo nel ‘comico’ ma anche in altri ambiti. Per esempio, l’uso delle metafore, soprattutto nella terza cantica, diventa così complesso e raffinato da poter essere meglio interpretato impiegando adeguatamente le categorie attuali delle scienze cognitive, anziché quelle della retorica contemporanea a Dante. Pure da questa angolatura si comprende perché il poema dantesco può superare le barriere dei tempi e delle mode: in esso si possono cogliere ancora adesso aspetti che non avevamo mai compreso.