Dante oltre la “Commedia”
Sarà disponibile a partire dalla seconda metà di gennaio 2013 il libro di Alberto Casadei Dante oltre la “Commedia” (editore il Mulino). Conterrà saggi editi, ma interamente rivisti, e sezioni e capitoli inediti. Qui di seguito se ne fornisce una breve sintesi.
In questo volume vengono raccolti otto studi, divisi in due parti omogenee, la prima di carattere storico-filologico, la seconda di taglio esegetico-ermeneutico. Si affrontano alcune delle questioni più importanti nell’ambito della critica dantesca antica e attuale, a cominciare da quella del titolo del poema, che con ogni probabilità non era stato fissato da Dante: nell’ambito del testo, ‘comedìa’ e ‘poema sacro’ risultano definizioni equivalenti, ma non titoli definitivi. Da questa constatazione, Casadei parte per mettere di nuovo in discussione l’autenticità della celebre Epistola a Cangrande, della quale sono posti in rilievo le aporie storico-filologiche e persino gli errori interpretativi riguardo ai primi versi del Paradiso. L’ultima cantica, del resto, fu divulgata dapprima all’interno della cerchia ravennate di Guido Novello da Polenta, mentre molto probabilmente la sua diffusione più larga avvenne solo dopo la morte dell’autore.
Vengono poi precisate le tappe principali della stesura del poema, di cui si ribadisce la funzione anche ‘politica’, in particolare nell’allegorico finale del Purgatorio, dietro il quale trasparirebbero gli scontri tra l’Imperatore Arrigo VII e i suoi nemici nella Chiesa e nel regno di Francia. La stessa Monarchia viene ricondotta agli anni della presenza di Arrigo in Italia (1311-13). Varie notizie storiche o leggendarie, come quelle contenute nei Documenti d’amore di Francesco da Barberino, nelle opere boccacciane e nell’Epistola di frate Ilaro, sono vagliate mettendo a frutto nuovi dati.
Nella seconda parte, sono riesaminate le principali interpretazioni novecentesche del poema, proposte sia da critici come Auerbach, Contini o Singleton, sia da scrittori e artisti. Viene delineato un panorama mosso e a tratti sorprendente, che giustifica l’esigenza di uscire da alcuni vincoli esegetici ormai non più corrispondenti alle evidenze assodate negli studi più recenti. Ecco perché si tratta di andare ‘oltre’ la nozione ormai vulgata di comico e di commedia, che non è sufficiente a definire l’insieme dell’operazione creativa di Dante.
Nel complesso emerge una proposta ermeneutica fortemente innovativa, che costringe a superare le categorie di solito impiegate per definire lo stile del poema dantesco (comico, sermo humilis, espressionismo…), allo scopo di chiarire meglio i risultati più alti cui Dante giunge al culmine del Paradiso, convogliando l’energia e la densità tipiche della sua scrittura verso la definizione di un mondo ontologicamente ‘altro’. Gli esiti possono essere meglio compresi facendo ricorso alle attuali teorie cognitiviste, peraltro impiegate in funzione esplicativa e non in sostituzione di un’esegesi puntuale.
Chiude il volume un’appendice dedicata alla Vita nova, nella quale vengono individuati alcuni presupposti teologico-culturali del titolo, tuttora discusso e fondamentale per la comprensione del ‘libello’ giovanile.