Osservazioni sull’Inventio
Prosegue la riflessione sul tema dell’inventio. Per approfondimenti, si rinvia al volume Poetiche della creatività. Letteratura e scienze della mente (Bruno Mondadori 2011).
Può una poesia nascere come risposta alle suggestioni di immagini ‘pure’, cioè non finalizzate a una riproduzione più o meno fedele del mondo com’è, ma libere di riconfigurare frammenti di realtà e di ricombinarsi liberamente? Posso rispondere di sì, dato che qualcosa di simile mi è accaduto nel 2005 a San Gimignano, dove mi trovavo per un incontro con critici e scrittori. Fummo invitati a visitare il museo “Raffaele De Grada”, ricco di opere contemporanee, ma dove era anche presentato un video d’autore, Passage della giovane iraniana Shirin Neshat, adesso piuttosto celebre.
Il video presentava un corteo funebre in una zona desertica, con un gruppo di donne vestite di nero che dovevano scavare per la sepoltura. All’improvviso i contorni dell’avvenimento cominciavano a perdersi, e si espandevano invece le sequenze con fotogrammi di soli sassi, o sabbia, o lampi improvvisi di luce. L’effetto era quello di una chiamata a partecipare, di dare voce a un montaggio che era più vero del vero, chiaro nelle sue implicazioni (la morte di uno sconosciuto fa parte della vita di ciascuno) e oscuro nelle sue premesse (da dove veniva questa richiesta pressante? Dalla luce o dal buio?). Ne è uscito un componimento che gioca sul rapporto con immagini da ri-creare, anche da parte di chi non ha visto l’opera di Neshat, e manifesta alcune ambiguità volute, specie nel verso finale (destino o condanna?):
da A. Casadei, Le sostanze (Atelier 2011)
Il buco nero che ti avvolge
è corpi di donne che scavano.
La sequenza dei sassi è infinita,
lunga come una marcia di uomini
vivi, morto.
Adesso si potrebbe uscire dal mare
di pietra, ma solo pregando,
solo infinendo gli sforzi,
le mani delle donne, le dita
della bimba, i passi di
uomini verso
i sassi, le pietre.
I tagli di fuoco i corpi spegneranno.