Prospettive per i nuovi studi letterari
Nel volume Poetiche della creatività. Letteratura e scienze della mente (Bruno Mondadori 2011) viene affrontato il problema di come collocare la letteratura e l’arte in genere negli scenari scientifico-cognitivi ma anche storico-sociali che si stanno delineando per l’immediato futuro. Nozioni come quelle di stile o di inventio dovranno essere riconsiderate e ridiscusse, anche per tornare a dare un senso alla ‘valenza gnoseologica’ implicita in ogni opera d’arte.
Ripensare la letteratura su fondamenti cognitivi
Tutto il mondo è vedovo se è vero che tu cammini ancora
tutto il mondo è vedovo se è vero! Tutto il mondo
è vero se è vero che tu cammini ancora, tutto il
mondo è vedovo se tu non muori! Tutto il mondo
è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo
una lanterna per i miei occhi obliqui. Cieca rimasi
dalla tua nascita e l’importanza del nuovo giorno
non è che notte per la tua distanza. Cieca sono
chè tu cammini ancora! cieca sono che tu cammini
e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini
ancora aggrappato ai miei occhi celestiali.
Tutto il mondo è vedovo… chiude le Variazioni belliche (1964) di Amelia Rosselli, ormai considerata una fra le più importanti raccolte poetiche nel Novecento letterario italiano. L’autrice riteneva questo testo particolarmente rappresentativo, quasi una ricapitolazione del suo primo libro. Secondo molti critici si tratterebbe di un esperimento di tipo surrealista, per altri si può invece parlare di espressionismo. Di certo non si tratta di un componimento decodificabile a una semplice lettura: colpisce la perentorietà delle affermazioni, ottenuta soprattutto attraverso l’ampio uso dell’anafora, ma nello stesso tempo si colgono fin dal primo verso contraddizioni logiche in apparenza insanabili. Si può parlare genericamente di oscurità, come per buona parte della lirica otto-novecentesca. Eppure si percepisce un senso, sebbene occultato dalla semantica instabile e dalle continue ‘variazioni’: non a caso il titolo del libro rinvia a una terminologia musicale per indicare uno status effettivo dei testi, che riprendono e modificano motivi già esposti o appena enunciati, senza che nessuno sia di per sé definitivo. Allo stesso modo mai definitivo è l’avvicinamento al quid cercato, che in Tutto il mondo è vedovo… sembra l’impossibile unione con l’essere amato, quasi una variazione scomposta – contrastata e quindi ‘bellica’ – di un mito tipico della poesia antica e moderna.
Si potrebbe allora porre il problema di come risalire dalla configurazione testuale alla sua genesi (la fase dell’inventio), che va inevitabilmente a toccare aspetti propri della biografia dell’autore, e che d’altra parte potrebbe meglio giustificare gli effetti che il testo stesso produce sui lettori. Questa prospettiva, considerata normale nel corso dell’Ottocento, è stata fortemente criticata sin dall’inizio del Novecento ed è stata ripresa solo negli studi attenti alla psicologia della letteratura, in specie quelli di scuola psicanalitica. Ma sono rimasti forti dubbi sulla connessione diretta fra traumi-patologie della psiche e creazione artistica: da un lato, non esiste un rapporto necessario e costante; da un altro, nella realizzazione di un’opera prevalgono, come ci dice Gadda, le “concause” rispetto alle derivazioni deterministiche.
Se la via dell’analisi stilistica resta quella privilegiata per evitare un impiego banalizzante di teorie nate al di fuori dell’ambito letterario, bisogna ammettere che la nozione stessa di stile necessita di un ripensamento. È allora importante ricordare che, negli ultimi vent’anni, le scienze cognitive hanno in primo luogo dimostrato che il lavorio dell’inconscio è ben più ampio rispetto alla casistica ipotizzata dalle varie scuole psicanalitiche; inoltre, sono stati individuati procedimenti mentali (consci e non) di tipo analogico-metaforico, che probabilmente stanno alla base di molteplici attività creative, artistiche o scientifiche, e che si manifestano nel linguaggio comune-quotidiano e soprattutto in quello letterario. La poesia, in particolare, attraverso i tratti stilistici dominanti può esibire una sua visione del mondo, che spesso costringe a rileggerlo al di fuori delle norme logico-razionali, generando una forma di conoscenza sui generis.
Per tornare al nostro esempio, il testo di Amelia Rosselli crea una rottura dei confini spaziotemporali considerati normali, nonché una difficoltà a distinguere fra sfondo e figure in primo piano: l’ambiguità dello statuto del tu, risolvibile solo all’esterno del testo, provoca una complessiva incertezza sull’esistenza o meno del mondo, di cui si afferma la verità-realtà ma sempre in maniera ipotetica. Ciascuna di queste affermazioni illogiche, ma testualmente certe, concerne le sostanze della biologia e dell’esistenza, e costringe il lettore a prendere atto di una possibile riconfigurazione del mondo, così come è stata prodotta dall’autrice. Il tour de force anaforico e la creazione di metafore che insistono su pochi e forti nuclei concettuali sottolineano, stilisticamente, la fuoriuscita dalla razionalità consueta.
Come suggeriscono questi rilievi preliminari, il collocare un’analisi stilistica su uno sfondo di tipo cognitivo può consentire di coglierne implicazioni non scontate. Certo, al momento non potrebbe essere adottato per la critica letteraria un paradigma ‘duro’, ovvero formalizzabile, come a più riprese si è tentato di fare nel corso del XX secolo; tuttavia, è possibile praticare un approccio duttile che, grazie ai confronti e alle verifiche allargate di tipo interdisciplinare, sia in grado di ottenere acquisizioni interpretative atte a chiarire la valenza gnoseologica sui generis della letteratura. Sembra quindi utile proporre alcune questioni di teoria e di metodo, non per azzerare gli assunti della critica moderna e contemporanea, ma per riesaminare aspetti fondamentali della creatività che si esprime attraverso le opere letterarie: l’individuum da esse manifestato, persino in modi oscuri e complessi, non risulta ineffabile, purché ci disponiamo a coglierne le caratteristiche senza limitarci alla dimensione logico-grammaticale, bensì valutando quella emotiva e cognitiva pre-razionale.